Il fascino di Lisbona sembra decisamente non passare di moda ed inaugura un’era di incontro fra arte, architettura e design.
Il primo impatto che si ha incontrando Lisbona assomiglia ad un’aggressione, un’aggressione dei cinque sensi: colori, rumori, odori, sapori e palazzi da toccare.
Le sette meraviglie del tempo antico comprendevano opere architettoniche di monumentale grandezza come le Piramidi di Giza, il Colosso di Rodi, il Faro di Alessandria.
Ma anche in tempi più vicini a noi, nel fiorire dell’epoca medievale, mastri architetti innalzavano meravigliose cattedrali che toccavano il cielo con le loro ardite strutture ad archi rampanti.
Stupire per lasciare un segno eterno nella storia è un istinto connaturato al genere umano.
Lisbona è inaspettatamente varia. Merito della sua storia e del sovrapporsi di epoche e stili differenti: medievale, manuelino (dal re Manuel I, che ha cambiato il volto della città trasformandola da gotica in rinascimentale), barocco, settecentesco e razionalista. La sensazione dell’armonico contrasto fra la storica zona distesa lungo il fiume e quella più interna e recente, sorta con le fattezze dello sviluppo commerciale ed economico degli ultimi tre secoli, si mescola in un armonioso e continuo salto nel tempo che ci accompagna dal passato dei navigatori al presente.
Lisbona brilla sotto il sole per più di trecento giorni all’anno, regalando riflessi diversi, principalmente grazie ai suoi mille azulejos, applicati sui palazzi, sulle fontane, sui belvedere e sulle pareti delle stazioni della metropolitana.
Il termine Azulejos, che non significa azzurro come la parola e il colore dominante farebbero pensare, ma viene dall’arabo zulaicha, significa “piccola pietra levigata”.
Antichi o moderni, gli azulejos raccontano scene di vita passata o interpretazioni moderne, in un incastro perfetto che libera il mondo della ceramica nella sua creatività più sfrenata.
Viaggiando a Lisbona in metropolitana, ogni stazione può rivelarsi una scoperta di opere d’arte caratterizzate dalla presenza delle coloratissime ceramiche, simbolo artistico della capitale portoghese. L’idea di aggiungere gli azulejos alle pareti delle stazioni metropolitane della capitale portoghese nacque ai tempi della sua costruzione, negli anni ’50, per rendere meno opprimente la sensazione di trovarsi sottoterra. L’architetto Keil do Amaral e l’artista figurativa Maria Keil definirono allora un modello per questo tipo di spazi pubblici che conobbe un vasto seguito.
Ma Lisbona non è solo capitale da uno storico passato, è anche la città dell’apertura al contemporaneo, vista la sua posizione privilegiata sull’Atlantico che apre le menti alla scoperta.
I “Vuoti Urbani” aree più o meno abbandonate e degradate, generalmente in zone di periferia, spazi indefiniti di “non città”, sono stati ad esempio il tema principale della prima edizione della Triennale Internazionale di Architettura, svoltasi proprio a Lisbona nel 2007.
Tema spesso ignorato, la riqualificazione di aree urbane dismesse è stata posta al centro del confronto, come propulsore di innovazione e di crescita, di stimolo per la creatività di architetti, artisti e designer.
La principale sede dell’evento, il Pavilhão de Portugal, progettato da Álvaro Siza Vieira nel 1998, situato nel cuore del Parque das Nações ed edificato per accogliere l’ultima Expo del XX secolo, è stato ed è ancora uno dei migliori esempio di come si possa far rivivere un quartiere degradato con intelligenza e discrezione.
È proprio qui che vive oggi l’ultima generazione di abitanti della città di cui tanto parlava Antonio Tabucchi nei suoi racconti, innamorata del fiume su cui l’area sorge.
Musei, auditorium, grattacieli, vasche, giochi d’acqua, centri commerciali, ampi spazi per i pedoni dove camminare e passare l’intera giornata: questo è il Parco delle Nazioni, il cui pezzo più pregiato è l’Oceanario (Peter Charmayev, Cambridge Seven), una delle maggiori attrattive dell’Expo ‘98.
Lisbona è affascinante, ospitale ed intrigante, come sempre lo è stata, ma con una perla in più per chi volesse scoprirla: il Museo Berardo, all’interno del Centro Culturale di Belem, è il museo dedicato all’arte moderna e contemporanea, con una collezione che non teme confronti con quella della Tate Gallery di Londra o del Centre Pompidou di Parigi.
Il Museo Berardo per l’arte Contemporanea, con opere di Picasso, Miró, Dalí, Duchamp, Magritte, Modigliani, Warhol, Bacon, Lichtenstein, Pollock, solo per citarne alcuni, è uno spazio da subito diventato una delle mete più ambite della capitale, come perdersi per le viuzze di Alfama, percorre con gli storici tram le ripide salite, la statua di Pessoa, il tramonto lungo il Tago.